Persone / Attivisti     Lucy Salani [1924-2023]

Lucy Salani [12.08.1924-21.03.2023]

Luciano Salani, nato a Fossano e residente a Bologna, rastrellato dai tedeschi nei mesi successivi all'8 settembre 1943, viene arruolato forzatamente e inviato al comando di batteria contraerea della Wehrmacht di stanza nell’appennino bolognese.

A partire dall’agosto 1944 è in carcere preventivo a Bologna, poi condannato per diserzione e falsificazione di documenti a 10 anni e 4 mesi di prigionia, trasferito nel carcere militare di Verona e successivamente nel penitenziario tedesco di Bernau am Chiemsee. Costretto ai lavori forzati in una fabbrica di armamenti assieme a prigionieri da tutta Europa, nel dicembre 1944 dopo una fuga rocambolesca assieme ad un compagno di prigionia, che verrà ucciso, è nuovamente catturato ed internato nel campo di concentramento di Dachau come disertore.

Nel maggio del 1945, sopravvissuto all’internamento e ad un ferimento ad una gamba subita dalle S.S. nei momenti appena precedenti alla liberazione del campo, torna a Bologna dalla famiglia che lo crede ormai morto. Decide presto di allontanarsene per vivere con maggior libertà e senza il giudizio opprimente dei genitori e dei fratelli che rifiutano il suo modo di essere e le sue relazioni amorose con gli uomini.

Gli anni dell’immediato dopoguerra sono difficili per la sopravvivenza, spesso ai limiti della fame: cameriere di professione si mantiene nei modi più disparati, lavorando nel teatro di rivista, in un piccolo circo con cui gira per un anno tutta la Sardegna, ‘chef de rang’ di sala negli alberghi di numerosi luoghi di villeggiatura italiani.

A partire dagli anni Sessanta si stabilisce a Torino dove intraprende una fortunata attività di tappezziere e comincia una vita notturna parallela in cui è Carmen. Gli anni torinesi nei suoi racconti saranno descritti come i più felici della sua vita. Solo negli anni Ottanta, di ritorno a Bologna per accudire il padre e la madre e presumibilmente dopo la scomparsa di entrambi, farà il cambio di sesso, conservando però il nome maschile all’anagrafe, semplicemente facendosi chiamare da tutti Lucy, o Lusy come scritto sul campanello della sua abitazione.

In anni più recenti, nel 2006, la sua storia viene scoperta dalla regista Gabriella Romano e grazie a Porpora Marcasciano valorizzata subito dal MIT attraverso omaggi pubblici. A queste prime uscite si aggiungono man mano sempre più inviti di altre associazioni del movimento lgbtqi o antifasciste a cui Lucy non si sottrae mai e a cui prende parte con grande generosità vista la sua età avanzata sino agli ultimi mesi di vita.

Così a partire dalla fine degli anni Dieci del Duemila Lucy Salani diventa per il movimento lgbtqi italiano una testimone delle persecuzioni storiche, coinvolta dalle generazioni più giovani nell’attivismo, partecipa a serate, incontri con i ragazzi delle scuole, trasmissioni televisive, manifestazioni in cui è ascoltata con grande attenzione. Su di lei tra il 2008 e il 2021 verranno scritti un libro e girati alcuni documentari.

Tra questi degno di nota il lungometraggio ‘C’è un soffio di vita soltanto’ (2021) il cui titolo è ripreso dal verso di una sua poesia, realizzato dai registi Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, che restituisce un affresco del suo ultimo tratto di vita e pare contenere il suo lascito alle nuove generazioni.

Lucy Salani nella sua abitazione negli anni Ottanta

Lucy Salani nella sua abitazione negli anni Ottanta